
Una delle esperienze più intense che ho vissuto da mamma è, oltre al parto, sicuramente quella dell’allattamento.
Penso che allattare non renda una mamma migliore, ma chi ha avuto l’opportunità di farlo sa, che nonostante le possibili problematiche che possono sorgere, è molto gratificante. Fino al punto che quando è il momento di smettere, rimane un pizzico di malinconia.
In tante mi hanno chiesto di condividere il mio percorso e di come alla fine sia riuscita a smettere e per questo ho individuato i piccoli step della mia personale esperienza che mi hanno accompagnato in questa avventura.
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Convinta la mamma..
Ho provato diverse volte a dire “basta” imponendomi di smettere ad allattare su richiesta, perchè ero esausta ad avere perennemente il bimbo attaccato. Ma diciamocelo francamente, al primo pianto ed alla prima disperata richiesta ero pronta a riattaccarlo, forse perchè in fondo anche io avevo bisogno di quel contatto, quella coccola, ancor più del bimbo stesso.
Però dal momento che la mamma si convince che è ora di smettere, il più è fatto. O per esigenze legate alla stanchezza, per motivi lavorativi o semplicemente perchè in cuor suo sente che è arrivato il momento.
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Piccolo aiuto
Parto facendo una doverosa premessa legata alla mia personale esperienza: parliamo di allattamento avviato (oltre l’anno) in cui il bambino fa tutti i pasti, e viene allattato soprattutto durante la notte.
Se siamo abbastanza fortunate da avere la presenza di qualcuno in casa, è tutto più facile. Per prima cosa è possibile recuperare un po’ di sonno al mattino, dopo una notte passata a cullarli per evitare di riattaccarli al seno. Distrarre dal seno il bambino di giorno è molto più facile rispetto alla notte.
Con entrambi i bimbi ho provato a cominciare questa fase il venerdì, in quanto per tutto il week end sapevo di poter contare sull’aiuto del papà. La prima notte è dura, la più dura naturalmente in quanto il bambino ha molti più risvegli, ad esempio ogni 40/50 minuti mi alzavo per cullarlo e rassicurarlo facendolo riaddormentare.
Ho utilizzato un piccolo trucchetto “della nonna” come quello di bagnare il suo ciuccio in un bicchiere d’acqua per poi cullarlo.. E così via fino al risveglio successivo.
E’ facile in questa fase lasciarsi andare ai sensi di colpa e “ricadere” nella tentazione di rimandare, i sentimenti influiscono in buona parte nella riuscita. Anche se ci può sembrare un metodo duro, è una fase che prima o poi bisogna affrontare, con tutto l’amore possibile dobbiamo accompagnare il bimbo in questo grande passo e rassicurarlo che la mamma ci sarà sempre e comunque anche dopo che si saranno “staccati” dal seno.
Sono arrivata ad allattare Christian a 14 mesi e Leonardo 18 mesi, quasi sempre a richiesta e prevalentemente di notte. Al compimento del primo anno, per entrambi i bimbi sono rientrata a lavoro rendendo sempre più difficoltoso mantenere l’allattamento notturno: con la sveglia al mattino presto la stanchezza ha cominciato fin da subito a farsi sentire.
Per rimediare alla mancanza della mamma durante le ore di lavoro, viene quasi automatico compensare con maggiori attenzioni, ed è facile farsi prendere da quel senso di colpa che ti induce a continuare ad allattare nella notte.
La mia esperienza della prima notte mi ha portato a credere che effettivamente loro percepiscano in qualche modo la nostra scelta, e che è arrivato il momento. Nessuno dei due si è disperato particolarmente, ma sono stati collaborativi accontentandosi del ciuccio e le coccole tra le braccia della mamma,
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Angel care.
Un altra cosa che mi sento di consigliare è l’acquisto di (o comunque di farsi prestare) un baby monitor, nel mio caso Angel Care della Foppapedretti ma ne esistono diversi sul mercato. Questo dispositivo mi ha aiutato tantissimo a potermi staccare in tutta tranquillità dai miei bimbi. Poterli osservare a distanza e vedere cosa facevano in qualsiasi momento può farci stare più sereni durante i loro riposini diurni, mentre la notte ci evita di alzarsi in continuazione.
Ecco i passi della mia esperienza durante le 4 notti che sono state necessarie per concludere l’allattamento:
1 notte tantissimi risvegli: “partiamo bene!” mi sono detta.. per fortuna avevo previsto la cosa e mi ero preparata un lettino nella cameretta del bambino in modo da essere pronta e più vicina, inutile dire che non ho dormito molto.
2 notte 3-4 risvegli: decisamente meglio anche se non era facile capire quanto tempo passava tra uno e l’altro. Importante tenere duro e non sostituire con acqua o latte offrendogli il biberon (parliamo sempre di bambino svezzato oltre l’anno di età)
3 notte 1-2 risvegli: molto più facile e gestibile, oltre la tangibile sensazione di aver finalmente dormito per lunghe tranche dopo un anno!
4 notte: evviva! ha dormito tutta la notte senza risvegli dalle 21/22 alle 7 del mattino. Una volta preso il ritmo, fortunatamente hanno sempre dormito tutta la notte.
Questa è stata la mia personalissima esperienza, ogni mamma ha una storia a sè, come ogni bambino è diverso da un altro. Con entrambi i bambini è stato un percorso bellissimo e forse in fondo non avrei mai voluto smettere, ma come per tutte le cose c’è un inizio e una fine.
Allattare o meno fa di noi sempre una mamma, la prima compagna di vita dei nostri piccoli e sono convinta che riescano a percepire che qualsiasi scelta noi facciamo per loro, la faremo sempre con tutto l’amore che abbiamo.