Un fantasma tra le corsie di un reparto pieno di gioia…
Così mi sono sentita per questi lunghi nove giorni di ricovero…

Per poter dormire dovevo chiudere entrambe le porte della stanza per non sentire i piccoli pianti dei bimbi appena nati che mi ricordavano il mio piccolo Flavio.

Per poter sopravvivere non potevo uscire dalla stanza durante le ore di visita dei parenti per non incrociare sguardi di piccoli fratellini che mi ricordassero i miei due patati Orlando e Vittorio o i mariti euforici in visita ai loro piccoli quando scorgevo solo angoscia nello sguardo del mio compagno che mi veniva a trovare.

Per poter guarire ho dovuto far appello a tutte le mie forze, oltre che fisiche anche mentali e non pensare a quanto questa esperienza abbia potuto togliere alla mia famiglia.

Tutto ha avuto inizio dopo la nascita del mio terzo bambino

Tutto è iniziato con la nascita di Flavio,uno dei giorni più belli della mia vita anche se lui ha deciso di venire al mondo in modo diverso dai suoi fratelli.
Dopo aver constatato che era podalico la ginecologa ha optato per un cesareo confermando che non si sarebbe incanalato facilmente e sarei potuta andare incontro ad un parto difficile con esito comunque in cesareo.
E fu così che alle 9:47 del mattino del 21/12/2019 uno scricciolo di appena 3 kg fece capolino nel mondo e per la terza volta riempi il mio cuore e quello del suo papà ,di amore infinito.

Il decorso postoperatorio mi sembrò da subito molto duro e alzarmi dal letto non è stato semplice…i dolori erano lancinanti e la frustrazione di non potermi occupare di Flavio era altissima.
Io sentivo che qualcosa non andava ma tutti mi dicevano di stare tranquilla perché era tutto NORMALE…

NORMALE…una parola che ho sentito ripetere troppo spesso in una situazione che di normale aveva e avrebbe avuto ben poco.

Dopo una visita molto sommaria in cui è stato ignorato qualsiasi mio accenno a un rigonfiamento che sentivo nella pancia,la vigilia di Natale eravamo tutti a casa.
Il nostro Natale è stato casalingo e all’insegna del riposo per me e dell’assestamento di Flavio per tutti quanti…
Ma i dolori invece di diminuire aumentavano.
La sensazione di malessere anche e la fatica a fare tutto era indescrivibile.
Ma noi donne non ci fermiamo di fronte a nulla e io ,convinta di dover sopportare un normale decorso post cesareo, stringevo i denti e mi occupavo come sempre di tutto e di tutti.

L’inizio di un incubo

Vedevo crescere il livido viola sulla pancia e non potevo nemmeno ridere dal male che mi faceva la ferita…mi curavo la ferita non sapendo che sotto stava iniziando l’inferno…
Dopo Santo Stefano ho iniziato ad avere attacchi di febbre con picchi altissimi a 39,5 ma nel frattempo il mio corpo mi ha ingannata facendomi arrivare un po’ di latte nonostante io non allatti il mio piccolino e quindi diedi la colpa di questa febbre a questa piccola montata lattea…
Fino al 31 la febbre non mi ha abbandonata mai facendomi perdere quasi tutte le forze…
Così il 31/12 siamo venuti in ospedale implorando una visita di controllo approfondita.
Diagnosi: ematoma cutaneo di 40cm per 10 di altezza con accumulo di sangue interno di 13cm per 9.
Cura: antibiotico e antidolorifici con diagnosi di riassorbimento di circa 4 mesi.

La dottoressa che mi ha visitata è stata molto carina con me capendo che qualcosa davvero era andato storto, ma mi disse di tornare solo se la febbre fosse risalita, che il grumo,in quattro mesi, si sarebbe potuto riassorbire…

Il 3 di Gennaio,ormai allo stremo dopo aver constatato che l’antibiotico non funzionava,siamo corsi in ospedale per un controllo e per chiedere di agire,di fare qualcosa che potesse aiutarmi.

Fu così che mi visitò direttamente il primario che ,senza troppe cerimonie mi disse che sarei stata operata di nuovo per togliere il grumo di sangue perché ormai avevo una grossa infezione interna.

Ricordo solo una frase chiaramente: “Non potrà tenere il bambino con lei…non riuscirebbe ad occuparsene”

Mi è letteralmente mancata la terra sotto i piedi ma stavo così male che la parte razionale di me voleva risolvere la situazione quanto prima…

L’operazione questa volta è stata in anestesia generale e non ho ovviamente ricordi ,so solo che mi sono svegliata piena di tubi e una cicatrice diversa…

Il medico è venuto a vedermi più volte e mi ha sempre rassicurata dicendomi però la verità per la gravità di ciò che aveva trovato nella mia pancia…

Sono stati otto giorni eterni…pieni di piccole torture quotidiane come la ricerca delle vene che ormai non ne volevano più sapere di collaborare…
Giorni in cui accetti di farti fare qualsiasi cosa pur di guarire…
Giorni di ore eterne passate ad aspettare di vedere qualcuno di familiare entrare dalla porta per parlare con qualcuno a cui vuoi bene…

Sono stati giorni di attesa,di silenzi e di stop forzato in un momento in cui avrei avuto solo bisogno di stare con la mia famiglia…

Sono stati giorni di dolore più al cuore che al corpo perché guarire una assenza così palpabile della mia famiglia è stato e sarà peggio della guarigione del corpo…

Ora ci aspettano molti controlli e tante altre visite ma percorrerei a piedi la strada fra l’ospedale e casa mille volte piuttosto che tornare lì senza la mia famiglia…

Perchè vi ho raccontato la mia esperienza?

Scrivo questo post non per autocommiserazione o per parlare male degli ospedali o dei medici che mi hanno curata …
Lo scrivo perché so di non essere l’unica che ha vissuto una situazione del genere e vorrei che in tanti cominciassero davvero a pensare che il cesareo non è la soluzione più facile per una mamma.
Vorrei che le future mamme non pensassero al cesareo come la soluzione alle loro paure del parto.
Io sono stata sfortunata e le complicazioni che ho avuto io non sono NORMALI… ma bisogna capire che il cesareo è una soluzione chirurgica e che può avere le sue conseguenze anche non facili…

Ora è tempo di riprenderci e di ritrovare i ritmi…soprattutto il ritmo del cuore quando stiamo tutti insieme…

Mi piacerebbe un vostro parere sincero sulle vostre esperienze con il cesareo e vorrei capire davvero da dove nasce la convinzione che sia la via più faci

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