Né bambini, né grandi, né carne né pesce. La preadolescenza è una terra di mezzo e come tale delicatissima e impegnativa proprio per le insicurezze che produce.
Intorno agli 11 anni e fino ai 14, inizia per i nostri figli un periodo impegnativo e fragile, un periodo di transizione in cui avvengono graduali mutamenti fisici, mentali e psicologici, un periodo dove si risvegliano emozioni nuove, dove cambia l’immagine di se in famiglia, a scuola e con gli amici. Sicuri di non essere più bambini, ma incerti e spaventati per quello che saranno.
Scrivo con la consapevolezza che nessuno detiene il “Manuale del genitore perfetto”, che questo non esiste, che nessuno ci fornisce il libretto delle istruzioni. Scrivo da mamma che ammette tutti i suoi limiti, e forse è proprio questo che aiuta tanto, sapere che anche i genitori sbagliano, tutti, nessuno escluso. E’ questo che ci consente di riparare ai nostri errori, quindi riconoscerli e rimediare. Ed ottenere così la fiducia dei nostri ragazzi.
Spesso questo passaggio è laborioso anche per noi genitori, se solo pensiamo che dobbiamo sostituire quell’immagine del nostro bambino con quella di una persona nuova, in piena evoluzione. Ecco che la preadolescenza è un momento che richiede un nuovo modo di essere genitori.
Dobbiamo prepararci ad ACCOGLIERE e non respingere i loro cambiamenti.
Quindi ESSERCI, far sentire la nostra presenza, e allo stesso tempo lasciargli un po’ alla volta la possibilità di fare esperienza, di sbagliare, perché gli errori e gli insuccessi fanno parte del crescere. E se per loro gli insuccessi sono pesanti, a noi sta il compito di aiutarli ad accettarli.
Un’età in cui Hanno sicuramente ancora bisogno di sicurezza e protezione, anche se spesso ci comunicano il contrario con atteggiamenti respingenti. Riempirli di domande, quando neanche loro hanno la risposta su alcuni loro comportamenti forse non serve. Giudicarli ben che meno. Forse l’unica cosa certamente giusta è ESSERCI, nel modo più empatico possibile.