Avete mai provato a cercare su Google “mamme svedesi”?
Probabilmente non resterete affatto meravigliati di fronte ad lunga serie di articoli in cui le parole chiave sono “serenità”, “benessere”, “educazione”, “papà” (!), “parco”, “aria”.
Le statistiche offrono quadri estremamente positivi: numeri alla mano, dimostrano come la Svezia possa essere considerata addirittura – a buon diritto – “uno dei posti più sicuri della Terra per crescere un bambino”.
Se poi allarghiamo i confini della nostra ricerca alla Scandinavia, il risultato è ancora più interessante, perchè la “serenità” diventa “felicità”, e si aggiungono parole importanti come “tutela”. Non a caso, l’ultimo Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo di Save the Children, cioè la classifica del benessere materno-infantile basata su fattori come salute, istruzione, stato economico e sociale delle mamme, vede la Norvegia al primo posto come paese più a misura di madri e bambini, seguita da Finlandia, Islanda, Danimarca, e Svezia.
Come mai questo primato? E’ vero che quando pensiamo a queste nazioni ci vengono in mente immediatamente paesaggi in cui la natura è protagonista, città organizzate, benessere economico. Ma perchè questo ha come conseguenza anche la felicità delle mamme? Ed è proprio così? Può solo generare felicità? Ho iniziato a chiedermelo.
Io e le mamme svedesi
Da quando, dopo la nascita della mia seconda principessa, ho potuto dedicare più tempo e consapevolezza alla riflessione sulla condizione delle mamme in Italia (e sulla mia in quanto mamma lavoratrice), ma anche a dialogare con mamme provenienti da ogni parte del mondo – mamme social, mamme casalinghe, mamme manager, mamme a tempo pieno – ho raccolto molte opinioni sull’argomento, rendendomi conto che esiste una vera e propria ammirazione per il modello di maternità e di famiglia non solo svedese, ma più in generale nordico.

“Sorridevo, consapevole del fatto che da noi alla scuola materna, gran parte delle giornate invernali si trascorrono dentro”
Durante i miei viaggi di lavoro in Svezia, avevo già avuto modo di osservare con curiosità papà armati di marsupi e passeggini in giro per le strade, alle prese con due o tre bambini, nell’aria più che frizzante delle 7 del mattino.
E quando mi lamentavo del freddo pungente e della neve durante i mesi della nostra primavera, le colleghe svedesi già mamme mi raccontavano di come i bambini all’asilo giocano in giardino per tutta la mattina, con qualsiasi temperatura e condizione atmosferica. Ben coperti certo, ma fuori, anche nella nebbia (e al buio, visto il ridotto numero di ore di luce), perchè stare all’aria aperta fortifica il loro sistema immunitario.
Ero sinceramente incuriosita da tutto questo, e nello stesso tempo sorridevo, consapevole del fatto che da noi alla scuola materna, gran parte delle giornate invernali si trascorrono dentro, nel salone, al massimo spalancando le finestre quando i bambini vanno a mangiare. E comunque – diciamoci la verità – anche noi genitori storciamo un po’ il naso quando si tratta di far uscire i piccoli con il freddo…

Le esperienze di mamma J. e mamma J.
Così ho deciso di chiedere direttamente a loro, alle mamme svedesi. Ho intervistato due giovani mamme lavoratrici, professioniste del marketing e della comunicazione. Mi hanno raccontato come funziona la maternità in Svezia, come conciliano cura dei bambini e lavoro, quali sono i pro e i contro del sistema, che cosa apprezzano e cosa invece cambierebbero volentieri. Con un pizzico di sorpresa ho scoperto che esistono molti punti di contatto e usanze che ci accomunano (ahimè, anche su di loro, prima del parto, piovono consigli sul tema “come fare la mamma”, il primo dei quali è il suggerimento di tagliare i capelli prima che sia “troppo tardi” e non ci sia più tempo per dedicarsi a se stesse dopo la nascita…). Tuttavia ho anche avuto conferma delle innegabili differenze sociali, organizzative e culturali che ci separano.
Mamma e papà: un impegno sempre più equo
La prima mamma è J., 36 anni, che si è soffermata a lungo a parlarmi soprattutto di come dopo circa 2 mesi dalla nascita dei bambini, le neomamme che hanno partorito nello stesso periodo vengono incoraggiate a fare networking, ad incontrarsi per condividere esperienze e preoccupazioni, e ricevere informazioni fondamentali su cosa voglia dire diventare genitori, sull’alimentazione, il sonno, la prevenzione di incidenti domestici e malattie, le nuove relazioni familiari. Le mamme poi continuano a frequentarsi anche al di fuori di queste occasioni e una volta rientrate al lavoro, incentivando a loro volta il dialogo tra i papà, perchè questi abbiano gruppi di riferimento quando andranno in congedo loro. Eh già, proprio così: i papà vanno in “maternità”.

“E’ sempre meno raro incontrare dei papà che hanno deciso di godere del 50% dei giorni di congedo che spettano loro”
Un diritto e un’opportunità
In Svezia i genitori hanno tantissimi giorni di congedo: 480 fino al compimento dei 9 anni del bambino. Di questi, 90 giorni sono dedicati esclusivamente alla mamma, altrettanti sono a disposizione dei papà, a cui si aggiungono 10 giorni subito dopo la nascita del bambino. Il congedo parentale equamente distribuito (sin dal 1974!) e retribuito all’80%, non è soltanto una legge, è anche un diritto tutelato, un vero proprio segnale di uguaglianza, e rappresenta l’opportunità concreta per entrambi i genitori di contribuire alla crescita e all’educazione dei figli. “E’ sempre meno raro incontrare dei papà che hanno deciso di godere del 50% dei giorni di congedo che spettano loro, o addirittura di rimanere a casa con i bambini più a lungo rispetto alla mamma”.
Asili accessibili e super flessibili
Non solo. Quando tornano al lavoro, le mamme spesso scelgono di farlo temporaneamente con un part time dell’80%: “Ho deciso di ridurre il mio orario lavorativo per dedicare più tempo a mio figlio. Gli asili pubblici svedesi sono ottimi, economici e flessibili – molti restano aperti anche durante le vacanze estive e in caso contrario alcuni garantiscono addirituttura il servizio per tutti quei bambini che non vanno in vacanza: un’ancora di salvezza per i genitori che devono lavorare. Con un part time all’80% ho la possibilità di uscire dall’ufficio dopo pranzo, andare a prenderlo e giocare con lui per tutto il pomeriggio. E’ una cosa impagabile!”
Così J. conclude: “Posso dire che essere genitori in Svezia è un’esperienza del tutto positiva. Non riesco a trovare aspetti criticabili. Se una mamma (o un papà) decide di volersi dedicare di più – o di meno – al lavoro, la sua scelta viene non solo rispettata, ma anche supportata sia dal sistema sociale sia dalle aziende”.
Sospesa tra vita ideale e vita reale
Anche la seconda mamma svedese si chiama J., ed è di Stoccolma, ma ha da poco realizzato il suo sogno di spostarsi oltreoceano, negli USA. “Credo che potrei essere considerata una voce fuori dal coro [oddball] in Svezia, perchè ho un’idea un po’ diversa sull’essere mamma nel mio Paese, dal momento che ho sempre desiderato trasferirmi altrove”. E sorride.
“Diventare mamma in Svezia ha i suoi pro e i suoi contro, in base alla prospettiva da cui si decide di guardare le cose. Ovviamente il sistema sociale è uno degli aspetti più positivi: noi genitori siamo letteralmente viziati. Abbiamo la possibilità di lasciare il lavoro 2-3 settimane prima della nascita, e poi abbiamo a disposizione un congedo parentale di parecchi mesi (è uno dei più lunghi in Europa) e retribuito all’80%. Amo questa opportunità, che ci consente davvero di stare insieme come famiglia, di costruire la nostra nuova vita, di dedicarci del tempo. Essere genitore è un compito difficile e veniamo catapultati in questo ruolo senza aver avuto la possibilità di fare pratica, abituarci. Abbiamo bisogno di quel tempo. Per il nostro primo figlio e mio marito abbiamo usufruito dello stesso numero di giorni di congedo, per 6 mesi contemporaneamente, regalandoci un viaggio in USA, Italia e Thailandia”.
Qual è quindi l’aspetto negativo di un’esperienza così bella? “Può sembrare strano, ma dal mio punto di vista una situazione di questo tipo non è equilibrata. Sì, si vive un lungo periodo di pausa, di vacanza, ma la vita reale poi è un’altra. Preferirei una condizione di maggior equilibrio tra vita ideale e vita reale. Me ne sono resa conto quando abbiamo avuto il secondo figlio e lavorare 9-17 è diventato improvvisamente stressante: non sei al 100% in ufficio e non sei al 100% con la tua famiglia. Ti sembra di fare le cose a metà”.
Da mamma in Svezia a mamma in USA
Se in Svezia il sistema sociale garantisce l’accesso ai servizi – asili compresi – a due neogenitori, negli USA la famiglia deve affrontare costi molti elevati. “Ovviamente abbiamo dovuto prendere coscienza del fatto che è tutto estremamente caro, anche la scuola, e il congedo parentale è molto limitato. Crescere dei figli qui è dispendioso. Tuttavia, per contro, davanti a noi vediamo un mondo di opportunità, ci sentiamo più liberi, più flessibili. Anche se dobbiamo lavorare molto, non viviamo per poterci permettere di andare in vacanza, perchè in realtà siamo già NELLA nostra vacanza, nel senso più ampio del termine”.
Questa volta la coziness tipica della famiglia svedese, quel modo di affrontare la quotidianità – specialmente durante i lunghi e bui inverni – basato sulla ricerca della comodità, di rituali confortevoli, e di tutto ciò che può “riscaldare il cuore”, è sostituita dalla volontà di esplorare nuovi orizzonti, di rischiare. “Andiamo al mare o facciamo gite in montagna tutte le volte che vogliamo. Mentre in Svezia avevo la sensazione di poter solo andare al parco, guardare film o bere il caffè con gli amici. Cose semplici, che però non facevano più per me”.

“La coziness tipica della famiglia svedese, quel modo di affrontare la quotidianità basato sulla ricerca di rituali confortevoli”
Le mille strade della felicità
Ho amato la prospettiva di questa mamma svedese, perchè mi ha spinto ad osservare le cose da un’angolazione un po’ diversa, e fatto comprendere quanto – nel panorama innegabilmente positivo a tutela della famiglia garantito (e non semplicemente proclamato) in questo Paese, si possano sviluppare punti di vista inaspettati, a volte addirittura controcorrente.
Perchè la felicità delle persone, delle famiglie, delle mamme provenienti da ogni parte del mondo, passa attraverso gli stili di vita e i sogni più disparati. Sogni che si realizzano in modi e contesti sorprendenti, più o meno perfetti, ma sicuramente degni di essere conosciuti, osservati e ammirati.