Essere mamma di cuore è difficile, che sia per adozione o come nel mio caso, per amore.

Affermarsi come mamma di un bambino che non ha i tuoi geni e del quale non hai portato avanti tu la gravidanza è tutt’altro che facile, soprattutto a poche settimane dalla sua nascita.

Da quando è nato mio figlio Sebastian (due mesi il 27 marzo) ho avuto spesso un momento di silenzio quando mi veniva posta la domanda «è tuo?». È capitato in diverse occasioni: al lavoro quando un cliente ha visto il blocco schermo del mio telefono, in posta quando ho dichiarato la presenza di un nuovo minore nel mio nucleo familiare, all’ospedale per l’elettrocardiogramma e in altre situazioni che forse ora mi sfuggono.

D’impatto la prima volta ho risposto «sì, è mio, ha 20 giorni», non l’avessi mai detto. Quel cliente che, con sciarpa e cappello, è venuto a comprare due posti in platea mi ha guardata con gli occhi stralunati: «e sei già tornata al lavoro?». Sì – ho pensato – sono tornata al lavoro perché questo bambino l’ha partorito la mia compagna, ma io sono la sua mamma. A quell’uomo ho fatto solo un sorriso, gli ho stampato i biglietti e l’ho salutato, ma poi ho iniziato a riflettere.

Da quel momento mi sono fermata un attimo a pensare ogni volta prima di rispondere, non volevo dare troppe spiegazioni, ma allo stesso tempo lui era, ed è, mio.

Perché devo spiegare come sono diventata mamma?

Perché mille domande? Perché prima quando dicevo che aspettavo un bambino venivo squadrata da capo a piedi in cerca della pancia e ora invece devo giustificarmi perché alla domanda «è tuo» rispondo «sì».

Ho avuto un vero e proprio momento di sconforto, giorni in cui ero nervosa e agitata. Poi però ho guardato lui, ho guardato la mia vita e ho deciso che l’unica persona a cui avrei mai dato spiegazioni e quell’esserino così piccolo che sicuramente per qualche anno non mi chiederà nulla se non di amarlo.


Quindi sì, Sebastian è mio. È un bambino vispo, riconosco il suo pianto anche in mezzo alla strada, non ama l’acqua sul viso, non sopporta il collo stretto di body e magliette, adora stare in movimento, gli piace la macchina, inizia piano piano ad apprezzare il bagnetto, ama stare cuore a cuore nella fascia quando la indosso, mi sorride quando faccio le faccette buffe mentre lo cambio, quando dorme in braccio infila una manina nel collo della mia maglietta, sorride al nostro cane, vuole sentirsi coccolato quindi anche nella colletta ha bisogno del riduttore, è solare, capricciosetto e a volte ha il potere di esasperarmi con i suoi pianti. Ma è mio, meravigliosamente, indistintamente, completamente mio. E questo è quello che conta.

Testo e foto di @unamammadicuore

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