
La mia è una storia abbastanza delicata che solitamente non si racconta così a chiunque, perché è una storia forte che inizialmente invece di aprirti può chiuderti completamente.
Ho deciso di condividerla affinché possa dare forza e coraggio a tutte quelle donne che si trovano o si troveranno mai in una situazione come la mia!
Cardiopatia congenita e maternità
Tutto è cominciato un mese prima del mio matrimonio, mi trovavo dal medico che mi seguiva dall’eta Di 15 anni. Si, perché è a quell’età che ho scoperto di avere una cardiopatia dilatativa che successivamente si è rivelata congenita. Difatti tutta la mia famiglia, tranne mio padre, ha questa patologia che si può manifestare in qualsiasi età e venir fuori a chi prima e a chi dopo, progredire o rimanere stabile!
Ma arriviamo al dunque. Il mese prima di sposarmi vado quindi ad un controllo di routine dal cardiologo, che mi seguiva a Bergamo, e chiedo se nel posto in cui sarei stata per il nostro viaggio di nozze avrei avuto bisogno o meno di qualche vaccino. Purtroppo la risposta non è stata proprio quella che mi sarei aspettata perché la dottoressa del vaccino non disse nulla, ma rispose così :
“come sposare, in che senso viaggio di nozze? Tu lo sai vero che figli non ne devi avere ?!”
E fu proprio lì, in quella stanza con mio padre e con la mia nipotina di soli 13 anni, che il mondo mi è crollato addosso.
Riuscii per un attimo a mantenere il controllo a trattenere quell’uragano di sentimenti negativi che dentro di me stavano per prendere il sopravvento e ai quali però, pochi minuti dopo diedi sfogo con un pianto liberatorio.
Così anche mio padre e la mia nipotina che, proprio come me, non si aspettavano niente di tutto ciò.
L’incubo di non poter avere bambini
Si, perché è da quindici anni che faccio controlli e nessuno mi aveva detto, come in quel giorno e ad un passo dal momento tanto desiderato da una donna ossia il matrimonio, che non potevo avere bambini.
Questo perché con i medicinali che prendevo un eventuale bambino in arrivo sarebbe nato malformato, con problemi gravi, che i medicinali andavano tolti e che se una volta tolti io mi sarei aggravata avrei dovuto interrompere una gravidanza, anche negli ultimi mesi. Quindi secondo la dottoressa era inutile rischiare tutto ciò, molto meglio abbandonare l’idea di una nuova vita e preservare la mia.
Non avevo mai detto ai medici di voler diventare suora, o che vedevo il mio futuro da sola con 36 gatti in un monolocale, allora perché non mi era mai stata detta una cosa del genere prima di allora? E se fosse arrivato un bambino nonostante non ci fosse stato un matrimonio?
E fu in quel momento preciso che la rabbia, la delusione, la paura presero il sopravvento e scoppiai in lacrime.
Nonostante ciò la dottoressa sembrava continuasse a non comprendere la situazione e mi fu fatta un’ulteriore domanda
“Perché piangi hai paura di dirlo al tuo ragazzo ? Se vuoi lo porti e glielo diciamo insieme “
Potete solo immaginare la mia faccia in quel momento, ma la mia risposta fu abbastanza immediata e senza esitazione le risposi:
“Lei pensa davvero che io in questo momento mi preoccupi di una reazione del mio ragazzo e non del fatto che mi sta dicendo che non posso diventare madre? Se mi preoccupassi e avessi paura di ciò che direbbe il mio ragazzo, o se avessi bisogno di lei per parlarci ,a quest’ora non avrei un matrimonio in programma !”
La reazione del mio ragazzo alla notizia che non avrei potuto avere figli.
La conversazione fini li e andai via con il cuore a pezzi. Una volta rientrata a Napoli, ovviamente, ne parlai con il mio attuale marito al quale riferii subito quello che la dottoressa mi aveva detto.
La sua reazione fu quella che mi aspettavo dall’uomo che avrei voluto al mio fianco per il resto della mia vita, mi disse
“Non cambierà niente, noi ci sposeremo e staremo insieme comunque vada”
Ovviamente io, come ogni donna avrebbe fatto, non mi fermai a ciò che mi era stato detto e chiesi pareri ad altri medici fino a quando non si aprì uno spiraglio, una piccola speranza che mi fu data dal dottore da cui vengo seguita attualmente e che mi disse le parole che avrei voluto sentirmi dire e che in cuor mio avevo pensato dal primo momento in cui avevo sentito quella dottoressa parlare! Lui mi disse “Io non sono Dio non so come andrà ma possiamo provarci” .
Da lì è iniziato il mio percorso togliendo, a poco a poco, i medicinali per vedere come avrebbe reagito il mio cuore. Oggi,dopo un anno di valutazioni, la mia bambina è il dono più bello che io potessi ricevere !

Si, perché nonostante mi fosse stata data una sentenza e nonostante mi sia stato detto di non rischiare, di preservare la mia vita, io ho preferito darla la vita, perché si sa noi mamme siamo così. Ed io, mamma mi ci sono sempre sentita, mi ci sono sempre vista ed anche se la mia gravidanza non è ancora finita, e le paure e le preoccupazioni ci saranno fino alla fine, il desiderio di diventare madre e di abbracciare la mia bambina dicendole “ce l’abbiamo fatta!” resta più forte di ogni cosa.
Ed è questo il messaggio che voglio dare a tutte le donne che ogni giorno lottano, combattono quelle battaglie alle quali la vita le sottopone.