Ho sempre pensato che non avrei mai provato quella sensazione di restare completamente sorpresa, sconvolta o incredula, davanti a un test di gravidanza.

Ho atteso quasi due anni il primo figlio, desiderato fortemente il secondo, proprio per paura che non arrivasse subito, di nuovo.

E invece, da quel giorno di metà gennaio, la vita mi ha insegnato che decide lei, come sorprenderti.

Che tu puoi sognare, programmare, presupporre. Ma spetterà sempre a lei l’ultima parola.

Avevo lasciato il lavoro 20 giorni prima. Da gennaio finalmente avrei dato inizio a quel sogno che per anni era sempre stato lì, socchiuso in un cassetto. La fotografia. Avevo finalmente trovato il coraggio di buttarmi, di investire su me stessa e su una macchina fotografica all’altezza di tutto questo. Dopo un anno difficile, di insoddisfazioni, di fatica a incastrare tutto con due bimbi piccoli e un lavoro con orari troppo rigidi, avevo finalmente messo il punto su ciò che desideravo di più. Ero pronta. E avevo tutto ben pianificato per questo nuovo anno. I bimbi sarebbero cresciuti giusto quel po’ che basta per farmi acquistare quel poco in più di autonomia, o almeno quella che mi serviva. Avevamo quasi ordinato la stanzetta nuova, per loro due. Avevamo guardato i primi voli oltreoceano per le prossime vacanze, perchè sembrava essere arrivato il momento giusto. Avevamo trovato il nostro equilibrio.

Ricordo la frase che ho detto a mio marito la sera del 31 dicembre, poco prima della mezzanotte: adesso è tutto perfetto.

E poi, il test.

Ero così tranquilla, ero così convinta che sarebbe stato impossibile.

E invece non sono riuscita neanche a guardare il risultato, lo ha fatto lui per me. E non dimenticherò mai la sua faccia, quando mi diceva che si, era positivo.

I giorni a seguire sono passati tra lacrime e uno stato di apatia totale. Non facevamo che ripeterci: “come faremo? non ce la faremo!”. Ho trascorso giorni facendo finta di nulla perchè la mia testa proprio non lo accettava. Non adesso.

Non era il momento giusto per questo! Non era nei piani!

Magari tra qualche anno ne avremmo riparlato… Adesso non ero pronta.

L’unica cosa a cui non riuscivo a non pensare, era come negli anni le mie reazioni siano state così diverse tra loro. Proprio non riuscivo a non pensare alla me di qualche anno prima che avrebbe fatto di tutto per vederlo positivo quel test. Pensavo a tutte quelle lacrime, al dolore, alla sconfitta.

Come potevo non essere felice di una cosa così?

Proprio io che sapevo cosa si prova, a stare dall’altra parte.

E ho iniziato a sentirmi in colpa. Ho iniziato a parlargli. A chiedergli scusa. Gli ho chiesto di rimanere aggrappato con tutte le sue forze, anche se poco prima non lo volevo. Ho pregato che tutto andasse bene, perchè una volta che uscirà da quì, dovrò farmi perdonare un pò di cose.

E poi, quando ho sentito il suo battito, tutto, incredibilmente, mi è sembrato al posto giusto.

All’improvviso tutto era così facile, prevedibile, possibile. E ora, penso per tre. Immagino loro tre. Per quello che già so che sarà, la velocità con cui tutto scivolerà via, sono riuscita anche a rallentare e godermi questo meraviglioso e, molto probabilmente, ultimo viaggio col pancione.

Lasciando il dubbio a quel che sarà, nonostante l’età e l’impossibilità per mille milioni di motivi che ora mi sembrano così validi, ma che ho imparato sulla mia pelle, che sono totalmente inutili da voler prevedere.

E ho finalmente capito che era così che doveva andare. Che era scritto nella mia storia, e radicato nella mia anima. Prima credevo che tutto fosse chiaro, invece era così sfocato. Credevo di essermi spezzata e invece, sono in piedi in una nuova versione di me stessa che non conoscevo.

Perchè lui inizia in me, e una parte di me ha avuto inizio con lui.

Perchè la vita non ti lascia decidere tutto e funziona in modi che non possiamo nemmeno spiegare a volte.

Perchè, a volte, semplicemente, la vita accade.

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