perdere la mamma

Le mamme dovrebbero essere infinite, non può finire una mamma.

Ancora cerco di accettare questa triste realtà, la cosa non mi va giù. E anche se dal mio viso non traspare nulla, mi faccio forza ogni giorno per il bene dei miei figli, ma non accetterò mai questa triste sorte: fare la mamma senza la mamma, la mia mamma.

Io e mia mamma indivisibili

Era la mia migliore amica, la mia confidente, eravamo identiche! Vivevo dei suoi consigli, delle sue telefonate infinite mentre ero all’università. Vivevo delle sue approvazioni, senza le quali non muovevo un dito.

Eravamo in simbiosi su tutto. E non mancavano i litigi eh, entrambe testarde e orgogliose di natura, facevamo a gara per chi dovesse avere l’ultima parola.

Però non andavamo mai a letto col cuore arrabbiato, ci guardavamo in faccia e scoppiavamo a ridere come bambine.

perdere la mamma

Poi è arrivata la malattia

Si è ammalata di tumore alle ovaie quando io avevo 18 anni, i miei fratelli più piccoli e troppo bambini per capire cosa stava succedendo. A dire il vero, nemmeno io me ne resi conto subito, siamo stati catapultati tutti in una realtà che non ci era mai appartenuta fino ad allora: la malattia.

Le davano 6 mesi di vita.

In poco tempo il buio davanti a noi.
Eppure le cose hanno preso una diversa piega, dove la speranza si è fatta strada… una strada lunga 9 anni, una donna attaccata alla vita, con mille progetti che è riuscita a realizzare completamente!
Dopo nove anni di alti e bassi il suo corpo era troppo stanco per andare avanti.

Sono rimasta incinta quando lei si stava spegnendo

Ero incinta del mio primo figlio, al 7°mese.
Vivevo la gioia più bella e allo stesso tempo la sofferenza più brutta, vedere spegnersi la mia mamma giorno dopo giorno fino alla morte… aveva solo 47 anni. Da lì mi è crollato il mondo addosso.
Io appena 27enne che dovevo inventarmi un nuovo ruolo, capire come si accudiva un bambino dal nulla, privandomi di consigli, aiuti e amore. Si, perché è l’amore di mia madre che mi manca più di ogni altra cosa.

Nasce il mio bimbo e io provo un misto di sensazioni, passavo dalla gioia incredibile allo sconforto più totale. Ma perché a me? perché ora!

Bastavano 2 schifosi mesi e l’avrebbe visto in faccia! L’avrebbe abbracciato, magari le dava ancora vita.

Non so se in quel momento ho vissuto una depressione post-partum ma ricordo bene che piangevo in continuazione aggrappata all’unica ragione di vita, mio figlio. Probabilmente ho sfogato tutta la sofferenza repressa durante la gravidanza. Non lo so. So solo che ne sono uscita più forte di prima, mio figlio mi ha salvato. Mio figlio aveva bisogno della sua mamma, il destino ha voluto così e io cominciavo una vita nuova, fatta di dubbi atroci, di aiuti privati da una sorte bruttissima.
Oggi a distanza di 4 anni dalla morte di mia mamma mi ritrovo con un secondo figlio, la mia dolce bambina a cui ho dato l’unico nome che potessi dare: quello della mia mamma!

E’ qui, è tornata da me!

Vivrò sempre con il dolore della mancanza, ma spero di essere d’esempio per tutte quelle persone che non si rassegnano alla scomparsa di un proprio caro.
Attaccatevi alla vostra ragione di vita, fatevi forza! Ce l’hanno donata loro, nel momento in cui sono scomparsi. Vivono in noi.
Ho imparato a fare tesoro di piccole cose che mi fanno capire che lei è qui accanto a me: cuori incontrati per strada per caso, il suo nome che puntualmente mi compare davanti quando ho bisogno di lei, segnali strani ma allo stesso tempo così pieni di significato!
La verità è che non potrò mai essere triste se ho i miei figli e mio marito accanto. Insieme abbiamo costruito la nostra famiglia, e la mia mamma vivrà per sempre nel mio cuore.

Valeria Longo

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