L’arrivo della nostra piccolina ha portato gioia infinita nella nostra famiglia. Ricordo ancora quel giorno, era una fredda mattina di metà gennaio e ci trovavamo in montagna a sciare a Nova Ponente, nel bolzanese, avevamo prenotato un magnifico e accomodante hotel nel cuore delle Dolomiti.

La Chiamata per l’affido di emergenza

Ho impresso nella mia mente quel giorno come se fosse ieri.

Mio marito, mio fratello e mio figlio più piccolo sciavano e si divertivano sulla neve, io e mia figlia Lolli avevamo deciso che avremmo fatto qualche foto di famiglia in esterna per poi tornare nella calda piscina dell’hotel a farci coccolare da tisane e dolcetti tipici tirolesi. Il mio cellulare iniziò a squillare all’improvviso e sullo schermo lessi quel nome che attendevo da mesi.

Mi stava chiamando Daniela, la signora che si occupava degli affidi d’emergenza.

L’emozione di ricevere una notizia che cambia la vita

La mano mi tremavo avevo paura a rispondere, non sentivo il freddo nonostante ci fossero diversi gradi sotto lo zero, ero pervasa da un’emozione grande, sapevo che quella chiamata avrebbe movimentato la nostra tranquillità famigliare ed ero carica di aspettative e già pronta a braccia aperte a prendermi cura di un bambino sfortunato.

Feci un bel respiro, cercai di camuffare la voce tremante e risposi decisa: “Si pronto?” Daniela mi parlò di una bambina in difficoltà, mi raccontò brevemente la sua triste storia, avevo la pelle d’oca e gli occhi gonfi di lacrime. C’era l’urgenza di andarla a prendere al più presto perché non aveva una sistemazione e occorreva una famiglia che la ospitasse sin da subito.

Poche ore per decidere o avrebbero contattato un’altra famiglia

Daniela mi fece capire che la situazione era critica e non c’era tempo da perdere, se non saremmo riusciti ad andare a prenderla entro sera avrebbero contattato un’altra famiglia che come noi aveva dato disponibilità per l’affido d’emergenza e avremmo potuto aiutare un bambino in un’altra occasione.

Chiesi a Daniela di lasciarmi 10 minuti di tempo per poter parlare con mio marito e poterci organizzare. Io ero già convinta di andare, ma volevo comunque condividere con mio marito e avere anche la sua approvazione.

Vitto era lontano da me, stava per effettuare l’ennesima discesa sul suo snowboard, cercai di attirare la sua attenzione, sbracciandomi per farmi vedere, lo chiamai urlando con tutta la voce che avevo. Si girarono tutti tranne lui naturalmente e feci la figura della svitata sulle nevi. Ma in quel momento non m’importava di essere giudicata dalla gente, in cuor mio volevo solo correre a casa e andare a prendere la bambina.

Così attesi la discesa di mio marito e gli corso incontro raccontandogli tutto d’un fiato della telefonata con Daniela. Ricorderò per tutta la vita la sua risposta, con un gran sorriso, proprio quel sorriso che mi ha fatto innamorare e quegli occhi così azzurri e così sinceri mi disse che non c’era alcun tipo di problema e che potevamo partire anche subito. Anche lui non vedeva l’ora come me di conoscere la piccolina, potevo richiamare Daniela e darle la tanto attesa e sperata conferma.

Trovare un nuovo equilibrio dopo l’affido di un neonato.

Devo ammettere però che all’inizio non è stato facile trovare un nuovo equilibrio, ma con il tempo e quando subentra l’amore, viene tutto più spontaneo. Vorrei raccontarvi quel giorno in cui è arrivata la tanto attesa chiamata e di come da quel momento le nostre vite sono cambiate.

Non mi sentivo preparata.

Poi però ho pensato che potevo esserlo, collegando anche anche il mio lavoro di fotografa Newborn. Il dilemma nasce quando si deve passare al lato pratico, ecco in quel caso non sapevo molto di bambini piccolini nel senso di come comportarmi di fronte a pianti disperati o qualsiasi altra situazione allarmante.

Non sapevo nemmeno che cosa esattamente mangiasse un bambino attorno al primo anno di vita, ero davvero inesperta sotto tutti i punti di vista. Quando sono diventata mamma dei miei figli avevano 5 anni i due più piccoli e 11 anni il più grande, quindi la fase antecedente, ovvero quella della nascitura, della prima infanzia me la sono completamente persa.

Però il mio intento è quello di imparare sempre qualcosa di nuovo, per cui nella vita si può imparare tutto partendo da zero!

“Ho talmente tanta voglia di aiutare e accogliere un altro bambino a casa che non ci saranno ostacoli di alcun tipo”

Questo è quello che ho pensato. “Voglio dedicare tutta me stessa e mi impegnerò al 100%.”

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