Non è tutto oro quello che luccica…ma se si guarda bene magari si nasconde un vero e proprio diamante!

Ricordo gli ultimi giorni della gravidanza, mi sentivo un pachiderma e avevo la pancia talmente grossa da faticare quasi a respirare. Beatrice, la mia prima figlia, aveva 21 mesi, starle dietro era un’impresa ed ero angosciata all’idea di quando mi sarei ritrovata a casa da sola con entrambe. Non avevamo quasi neppure fatto in tempo a immaginare di avere un secondo figlio che già ero incinta.

Poi quella notte, quell’alba, i dolori, l’inconfondibile inizio di un travaglio che avrebbe dato inizio alla più inaspettata e incredibile delle avventure.

Ripetevo in continuazione “non sono pronta!” ma non si è mai pronti per queste cose. È un po’ come quando si partiva per la gita di classe a scuola, la notte prima era tutto un mix di ansia e felicità, timore ed euforia.Ricordo la fatica del parto, i dolori, la mano di mio marito stretta nella mia, quel sentirmi collegata alla natura e alla terra perché stavo dando vita con forza.

Nessun pianto, solo dottori che correvano e infermiere che mi guardavano con occhi diversi

E’ stato un parto difficile ma veloce, questa la nostra fortuna. L’avevo intravista avvolta in un lenzuolino bianco, col viso bluastro per la sofferenza di un cordone ombelicale a bandoliera e le guanciotte paffute…mi è bastato uno sguardo per capire che la mia bambina aveva un problema, che non era quella che mi aspettavo.
Dopo un tempo che mi è sembrato eterno attendevo nella mia stanza di avere notizie di Ludovica. Ricordo il primario di neonatologia che con fare gentile e diplomatico ci ha detto

Sospettiamo che vostra figlia abbia la sindrome di Down. Ma non dovete temere, il mondo è cambiato e sono accettati dalla società

Ricordo il tonfo al cuore, le mie sensazioni che prendono forma, il timore che diventa realtà, ma l’unica cosa che sono riuscita a dire è stata “me n’ero accorta vedendola, non si preoccupi non è un sospetto ma una certezza. Ora però posso vedere la mia bambina?”

La prima volta che ho visto bene Ludovica dormiva serena nell’incubatrice. La fatica del parto e il cordone ombelicale avevano compromesso un po’ la respirazione ed aveva bisogno di ossigeno. Era perfetta, così perfetta da non sembrare vera…foltissimi capelli neri, pelle liscia e morbida, nasino all’insù, orecchie piccole.

Ricordo la prima volta che Beatrice ha visto la sua sorellina, con l’innocenza di una bimba di 21 mesi che vede solo col cuore e senza i pregiudizi…l’ho vista illuminarsi e sentirsi orgogliosa, l’ho vista emozionarsi e innamorarsi. Lì ho capito che tutto sarebbe andato bene, che Dio ci aveva fatto il dono più prezioso che potessimo mai ricevere e sono stata sicura che tutti insieme avremmo superato ogni ostacolo.

Perché un figlio è sempre una nuova avventura, con le sue gioie e le sue difficoltà. Nessuno ti garantisce che sarà come l’avevi immaginato, ma sarà perfetto per te…sempre e comunque.

Seguite su Instagram la meravigliosa storia di Ludovica

Foto copertina Ilaria Corticelli

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