
Sono diventata mamma il 28 dicembre 2017 e il mio mondo è completamente cambiato: Edoardo mi ha fatto crescere tantissimo in così poco tempo!
Ha stravolto la mia vita e invertito le mie priorità in un modo che non credevo possibile. Mi ha migliorata!
Purtroppo in questi mesi non è stato tutto rose e fiori!
Il 3 maggio 2018 è stato il giorno più difficile della mia vita.
Facciamo un passo indietro: ho 29 anni, sono sposata con Marco, che amo tantissimo, e sono libera professionista.
In gravidanza sono sempre stata bene, ho lavorato fino a 20 gg prima del parto e non mai avuto problemi di nessun tipo.
Nasce Edoardo ed il giorno delle dimissioni ci trattengono per valori alti dell’ittero: so che dovrà stare sotto la lampada, che non è nulla di grave, ma la paura ha il sopravvento… Panico puro, mi si chiude lo stomaco e, complici gli ormoni, piango per tutti e 3 i giorni di foto-terapia.
Sono le mie prime preoccupazioni da mamma, ma già inizio a capire che la vita non sarà semplice!
Torniamo a casa, finalmente, ed inizia la nostra vita insieme!
A metà marzo andiamo dalla pediatra perché lo vedo molto irrequieto, nonostante non abbia sintomi evidenti: ci prescrive antibiotico per infiammazione alle tonsille e lei stessa si dice stupita dall’assenza di febbre.
Passano le settimane e io nel frattempo torno al lavoro; il problema alle tonsille è risolto, ma Edo continua ad essere nervoso: piange spesso, senza un motivo apparente… non ha febbre, non ha tosse, continua a mangiare e a crescere.
La pediatra non riscontra nulla e mi dice di portare pazienza, il bimbo ha un bel caratterino!!!
Io non sono tranquilla, ho strane sensazioni, ma mi lascio convincere dalla spiegazione… lo lascio piangere tanto, penso sia capriccioso, ma non accenna a migliorare.
Inizio a farmi prendere dallo sconforto, piango anche io perché sento che qualcosa non va, cerco l’appoggio di mio marito e della mia famiglia… ma tutti si fermano all’evidenza delle visite pediatriche e mi rassicurano… ed io mi lascio influenzare!
A metà aprile compare una febbre molto strana: non supera mai i 37.7 e la pediatra dice non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Non contenta chiedo un secondo parere.
Ci rivolgiamo ad un amico di famiglia, che lavora in patologia neonatale in ospedale: anche secondo lui non ha nulla di clinicamente rilevante, ma per mia tranquillità prescrive degli esami del sangue.
Gli esiti evidenziano diversi valori alterati, la pediatra mi chiama preoccupata ma senza allarmismi: antibiotico ad ampio spettro per 10gg perché sospettano un’infezione.
Durante la cura, sabato 21 aprile, ha un episodio di rigurgito molto strano, con del sangue… corro in PS, ma anche lì ci liquidano in poche ore attribuendo la causa ad una possibile irritazione della gola.
Edo continua quotidianamente con i suoi pianti noiosi ed io mi dispero con lui.
Il 30 aprile, ad antibiotico ultimato, ricompare la febbre a 37.5: vado immediatamente dalla pediatra che mi ripete di stare tranquilla, non c’è nulla di anomalo! Mi mortifica domandando spiegazioni sull’accesso in PS della settimana precedente: sostiene che io abbia confuso il sangue con il residuo dello sciroppo che è di colore rosa.
Inizio a pensare di avere dei problemi. Forse sto impazzendo? Non è da me essere poco equilibrata!
Torno a casa, Edoardo dorme tutto il pomeriggio, non vuole mangiare…La notte, compare una tosse stranissima, sento un rantolo che proviene dal torace. Al mattino mio marito, esasperato, dice a mia mamma di passare a trovarci, per rasserenarmi e convincermi a stare tranquilla.
Io stringo io mio piccolo e piango, piango senza riuscire a fermarmi: mi sono convinta di essere troppo apprensiva e pesante… mi continuo a ripetere che vedo e sento cose che non ci sono.
Mia mamma arriva a casa e, sorprendentemente, mi sprona ad ascoltare me stessa: anche lei oggi è preoccupata, questa tosse non le piace.
Una mamma lo sa… e lei senza esserne consapevole in quel momento ha salvato il mio bimbo e, con lui, me e tutta la mia famiglia!
Torniamo in PS.
Ci danno il codice verde.
Io precipito di nuovo nello sconforto, piango ancora tenendo in braccio il mio piccolo che dorme tranquillo.
Dopo 3 ore circa è il nostro turno: mio marito prega la Dott.sa di non fermarsi all’apparenza ma di indagare in modo un po’ più approfondito… le chiede di convincermi che vada tutto bene, con l’evidenza di qualche esame, non con una semplice visita.
Lei mi ascolta, mi fa ripetere gli accadimenti di queste settimane, mi chiede cosa noto di strano nel bimbo e cosa sento io.
Capisco subito che mi crede.
Gli ripetono gli esami del sangue e, nonostante la terapia antibiotica appena conclusa, sono peggiorati terribilmente.
Gli fanno subito un RX al torace e trovano diversi focolai al polmone destro.
“Vi ricoveriamo!”, ci dicono.
Ci trasferiscono in reparto, arrivano tanti medici… tutti lo visitano, tutti fanno domande, tante domande, tutti sono interessati al mio racconto, alle mie sensazioni.
Improvvisamente tutti, mentre prima nessuno!
Era l’1 maggio, avevamo visto la pediatra il giorno prima, impossibile ci sia qualcosa di grave. Continuo a ripeterlo, ma non me ne convinco. Lo leggo sul volto dei medici e su quello di mio marito.
C’è qualcosa che non va, qualcosa di più.
Il 2 maggio i medici ci escludono patologie fulminanti, ma si dicono molto preoccupati: gli esami di Edo sono così brutti da far pensare ci sia altro dietro la broncopolmonite.
Ma cos’è altro? E’ qualcosa di spaventoso, che nessuno dice ma che tutti sanno.
Mio marito è incredulo, precipita nel baratro della paura… io non so come né perché reagisco; Edoardo percepisce ogni nostra emozione, perciò sorrido! Voglio che sia sereno e mi faccio forza grazie a lui, per lui e con lui.
Lo operano il giorno successivo, inseriscono un drenaggio toracico che dovrebbe migliorare la situazione.
Il mio racconto finisce qui.
Non sto a descrivervi il terrore di quella giornata, le complicazioni che sono insorte successivamente, la sofferenza del mio piccolo, la mia, quella di mio marito e dei nostri famigliari, il nostro sfinimento fisico e mentale, la sensazione di impotenza, il terrore ad ogni visita dei medici, la voglia di tornare a casa, la speranza di una buona notizia… che poi finalmente è arrivata!
Ebbene sì, lunedì 14 maggio è arrivata la “buona notizia”: avevano trovato il battere causa della broncopolmonite di Edo e potevamo tornare a casa a continuare la terapia.
Sono seguiti diversi controlli, ma per ora tutto sembra procedere nel migliore dei modi!
In questa esperienza in ospedale ho capito molto dell’essere mamma
Ho visto mamme molto coraggiose, che lottano senza sosta per i figli; ho visto mamme-infermiere che accudiscono i nostri piccoli come fossero loro; ho visto mamme-medico che con delicatezza e umanità si occupano di bimbi e genitori; ho visto mamme-volontarie che con il loro sorriso e la loro spensieratezza offrono un po’ di conforto a chi soffre.
Ciò che ci accomuna tutte è l’amore per i nostri figli e la consapevolezza di volere il meglio per loro, sempre: dobbiamo essere la loro voce, le loro braccia e le loro gambe quando non possono parlare, giocare o camminare.
Noi mamme sappiamo come stanno i nostri figli, sappiamo come dar loro conforto, coraggio, speranza, sorrisi e gioia! Dobbiamo solo ascoltare noi stesse e i nostri figli!
Non dobbiamo mai sottovalutarci…
PERCHE’ UNA MAMMA LO SA!
Grazie per questa testimonianza ad Alice Mazzoleni (tutti i diritti riservati)