Quando sono diventata mamma, per una serie di inadempienze del personale medico, ho potuto stringere mia figlia tra le braccia solamente 12 ore dopo la sua nascita. Era in perfetta salute. È stato un distacco doloroso, ingiusto e ingiustificato, che ha probabilmente condizionato in modo permanente la storia del nostro attaccamento, e che per giunta poteva pregiudicare l’avvio dell’allattamento al seno. Mesi di corso pre parto ci preparano all’avventura più bella della nostra vita inneggiando al potere della natura e del latte materno senza avvisarci, però, che fin troppi ostacoli avremmo incontrato sul nostro percorso per poter accedere a quello che è non solo un nostro diritto, ma sopra ogni cosa un diritto del bambino: essere nutrito da sua madre.

Nel mio caso, non hanno remato contro solo cambi di turno e dimenticanze (scandalose) – ci insegnano che dopo due ore dal parto il neonato inizia a perdere l’istinto alla suzione – ma un intero staff medico che ha ostacolato l’allattamento tentando di obbligarmi a somministrare il latte in formula a mia figlia nonostante io avessi il mio, sottoponendomi a una serie di umiliazioni pubbliche e insinuando il dubbio che stessi affamando la mia piccola. Ho resistito. E ho allattato mia figlia per due anni e mezzo, scoprendo poi, incidentalmente, che ha una seria allergia a latte e derivati. È stato un dono enorme per entrambe. Non che sia stato facile o poco stancante, tutt’altro, è stato però naturale, per me e lei. Nonostante le ostetriche, il pediatra dell’ospedale e a seguire molti altri medici mi abbiano consigliato più o meno sommessamente di abbandonare l’allattamento più e più volte nel corso di questi due anni e mezzo.

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La mia esperienza è a lieto fine. Eppure mi sarei aspettata un maggiore sostegno. Se non da amici e parenti che non comprendevano la mia scelta di proseguire con l’allattamento, quanto meno dai medici: non stavo forse rispettando le linee guida dell’OMS? Quante mamme, con più problemi ad avviare l’allattamento, meno tempo a disposizione perché magari alla seconda gravidanza, più urgenza di tornare a lavoro, più titubanze sulla quantità di latte in produzione, più paure di non riuscire a nutrire a sufficienza il proprio piccolo, maggiore stanchezza e fatica… quante di queste mamme abbandoneranno questa bellissima esperienza, consigliate, spesso erroneamente, da personale medico poco aggiornato o, peggio ancora, pilotato nelle sue consulenze da interessi economici? Non voglio entrare nel merito, anche se ci sarebbe molto da dire in proposito.

Il sostegno all’allattamento resta però per me una causa importante, fondamentale.

È per questo che ho scelto di supportare il progetto di una mamma, destinato ad aiutarne tante altre: Annarita Carbone, del blog Te lo dice mamma, si rivolge al proprio pediatra – figura che rappresenta un faro nella nebbia per tutte le neomamme, soprattutto nei primi mesi dopo il parto – con un informale “Caro dottore ti scrivo” ribadendo l’importanza dell’allattamento materno, da favorire in ogni modo, al di sopra di ogni interesse, senza riserve, pregandolo di aggiornarsi su questo tema centrale nella vita del neonato. Sono infatti fin troppi i pediatri a scoraggiare le mamme in difficoltà suggerendo un più pratico e quasi salvifico “biberon”, che ordinano poppate scadenzate a orario, fanno terrorismo a chi si azzarda a proseguire oltre i 6 mesi di vita del bimbo, seminando sfiducia e lanciando occhiate di disapprovazione, e forzando poi le mamme a svezzare quanto prima i neonati, come a volersi sbarazzare rapidamente del latte materno, per poterlo – magari – sostituire con altro. Allargando il discorso al panorama nazionale, Annarita, col suo progetto in concorso al Fattore Mamma Award 2017 (progetto n.6) si propone di fare in modo che il Ministero della Salute obblighi tutti i pediatri alla formazione e all’aggiornamento sull’allattamento al seno.

Lo stesso Ministero della Salute,  in un documento del 2015, dichiara: “I curricula studiorum universitari (per medici, ostetriche e infermieri) solo parzialmente sono stati in grado di trasmettere le conoscenze essenziali sull’allattamento al seno e quindi vanno attualmente revisionati. Anche il training pratico di medici, infermiere ed ostetriche può svolgersi in contesti dove la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno sono subottimali. Vi é quindi una notevole richiesta di aggiornamento teorico-pratico del personale sanitario”.

Nonostante ciò, ad oggi sono pochissimi i pediatri che si aggiornano in materia. E anche se non esiste ancora un monitoraggio della situazione, le mamme continuano a segnalare questo tipo di mancanza.

Ho avuto il piacere di conoscere Annarita di fronte al cancello dell’asilo di mia figlia Aurora, compagna di classe del suo bimbo. Ho avuto subito una sensazione intimamente positiva, “una mamma che mi somiglia”, ho pensato. Una persona profonda e fuori dai consueti schemi, che in pochi minuti di conversazione ha saputo farmi sentire accolta, capita, rassicurata. Una sintonia immediata, confermata poi dalla conoscenza e dagli scambi avuti in materia figli e su temi condivisi, come quello di cui oggi si fa sostenitrice e ambasciatrice, per tutte noi.

Sostenendo Annarita e il suo progetto potremo dare un segnale forte e importante, un impulso al cambiamento. Per tutte le mamme di oggi e domani, e soprattutto per tutti i loro figli.

Qualche ricordo dalla mia bellissima esperienza…

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