Novembre 2015
Sono a casa, sto approfittando degli ultimi giorni di libertà per sbrigare le ultime commissioni e godermi mio figlio prima di rientrare al lavoro, il congedo di maternità è ormai giunto al termine. Volato. Però sono contenta di riprendere il lavoro, ritrovare le colleghe, tornare ai miei ritmi e alla mia routine e riconquistare i miei spazi. Sono contenta di rientrare al lavoro, ne sento il bisogno.
Novembre 2016
Sono a casa, sto approfittando dei primi giorni di tempo libero per fare tutte quelle cose che ho sempre rimandato o non ho mai avuto tempo di fare. Sono stata licenziata, nel peggiore dei modi, senza il tempo di metabolizzare la notizia, senza nemmeno la possibilità di salutare i colleghi o i clienti più affezionati. Però sono contenta di poter tornare alla serenità di un tempo e riconquistare i miei spazi. Sono contenta di essere stata licenziata.
Novembre 2015 – Novembre 2016
Che cosa è successo?
Mi dispiace dirlo perché credevo fosse una di quelle cose che succedono solo agli altri, ma sono stata fatta fuori. Il mio essere mamma, agli occhi di chi mi pagava lo stipendio alla fine del mese, si scontrava con il mio essere una lavoratrice.
Per un anno non ci sono stata quando la pediatra si complimentava per i progressi di mio figlio, con mia mamma perché era lei a fare le mie veci. Non ci sono stata ad asciugargli le lacrime dopo il vaccino. Non ci sono stata per pulirgli il naso o misurargli la febbre quando stava male, non ci sono stata davanti all’armadietto con l’aquilone all’uscita dall’asilo nido, non ci sono stata quando è stato picchiato per la prima volta da un bambino ed è rientrato a casa con un bisogno infinito di coccole, non ci sono stata in tante occasioni.
Perché lavoravo.
Perché essere mamma non doveva influire sulla mia concentrazione o sul mio rendimento al lavoro.
Perché dovevo semplicemente continuare ad essere me stessa come sempre, come prima di diventare mamma.
E così è stato, così ho fatto.
Ma non è bastato.
Perché i pregiudizi sono più duri a morire dell’erba cattiva.
E se sei mamma non puoi più essere quella di prima, secondo loro.
E allora è successo che sono stata professionalmente gambizzata.
Dapprima con una drastica riduzione del lavoro, principalmente quello di concentrazione perché a quanto pare se sei mamma perdi gran parte delle tue capacità cognitive e le tue doti intellettive ne risentono, pertanto meglio delegare ad altri le cose complicate.
Poi con una drastica riduzione dei rapporti interpersonali: da assistente del titolare con un telefono che squillava a ripetizione a “Buongiorno” e “Arrivederci” sussurrati a stento e con immensi sforzi.
Infine con il più meschino dei mezzi: l’indifferenza. Avete presente quando litigate con vostro marito, lui poco dopo vi fa una domanda e voi per dispetto fingete di non sentirlo e ve ne andate? Ecco.
Avevo smesso di esistere. Io per loro non esistevo più.
Ed inutile che vi dica che questa situazione influiva sulla mia serenità, sulla mia lucidità e sulla mia salute psicofisica: attacchi di cefalea tensiva, Fuoco di Sant’Antonio, episodi di tachicardia e attacchi di nervosismo per delle sciocchezze.
È per questo che sono contenta di essere stata licenziata.
Anzi, felice direi che è la parola giusta.
Oggi, dopo un anno terribile, posso finalmente affermare di essere felice.
Non è facile, il futuro è pieno di incertezze, ma al momento l’unico obiettivo che intendo perseguire è la serenità che per troppo tempo mi è mancata.
Poi, si vedrà.
Per ora mi basta tutto ciò che ho.
Mi basta ed avanza.
Ciao Silvia!! Piacere di conoscerti! Mi fa male leggere il tuo post perché sto vivendo in prima persona quello che hai raccontato e sono situazioni che se non si vivono in prima persona é facile credere che sia tutta colpa del “lavoratore” che non si è “schiavizzato” abbastanza approfittando dei vantaggi del nuovo ruolo di madre.
Ti faccio un grosso in bocca al lupo!
Un abbraccio!
Cara Carmen, purtroppo sono ancora troppe le persone che si sentono colpevoli di ciò che sta succedendo loro, anziché comprendere che a sbagliare sono altri! Un abbraccio!
Silvia. Brava. Io sono stata licenziata direttamente il giorno del mio rientro dal congedo di maternità. Mai ricevuto regalo più grande. Io ho denunciato, a differenza di tante ho avuto la forza e la possibilità di portare avanti e vincere una causa. Ma soprattutto il licenziamento è stato il segno che aspettavo da tempo per poter dire “ok, ora si cambia tutto, si cambia vita”. Così abbiamo finalmente realizzato il nostro sogno e ora viviamo in Francia, sull’oceano, e abbiamo un’attività tutta nostra…e anche un pargolo in più! Un abbraccio. Le carognate alle volte sono benedizioni! Buona fortuna!!
Bellissimo articolo, brava! Anch’io come te sono stata licenziata al rientro dopo la mia seconda gravidanza nel 2014, ero apprendista e non mi hanno tenuta allo scadere del contratto, in questo caso c’è proprio il licenziamento. Poi ho trovato subito un altro lavoro ma vieni guardata sempre con pietà, nel mio caso pensano..poverina guarda come deve lavorare con due figlie invece di starsene a casa! Chissà come mai articoli come questo non li commentano mai i datori di lavoro, sarei curiosa delle loro risposte! Loro che si celano dietro lettere di licenziamento con motivazioni non del tutto vere, tipo “carenza di lavoro”, quando invece dovrebbero scrivere ” ormai sei una mamma e ci sei scomoda perché potresti assentarti per portare i figli dal pediatra”! Io dovessi fare un terzo figlio verrei licenziata in tronco ma credetemi lo farei se solo avessi il coraggio! E comunque se posso dirti la mia..a casa a fare la mamma si sta molto meglio che al lavoro, okey che ci sta la propria indipendenza ma ormai credo che la nostra indipendenza sia proprio la dipendenza dai nostri figli. Un abbraccio Valentina
Valentina, purtroppo a prescindere da qualsiasi pregiudizio siamo considerate, dai datori di lavoro, delle risorse a rischio perchè “potenzialmente” potremmo assentarci più delle nostre colleghe senza figli. La verità è che alla fine ci facciamo più scrupoli noi ad assentarci piuttosto che le colleghe, ma vabbè… Raccolgo questa situazione come una splendida opportunità di rinascita, anche professionale! Un bacio!
Ciao Luisa! Hai proprio ragione! Dopo lo smarrimento iniziale mi sono resa conto di quanto grande possa essere questa “opportunità” di cambiare, finalmente! E in meglio! Un bacio!
Ciao, hai pensato di rivolgerti a un legale? Ciò che ti hanno fatto è contrario alla legge, ti hanno discriminata per il fatto di essere donna e mamma.
Già fatto, ma non posso parlarne… Un abbraccio!
Forza Silvia, il peggio ormai è passato ..sei giovanissima e sono certa che il futuro ti riserva ancora molto.
Hai ragione! Il futuro mi sta già lanciando dei messaggi positivi, staremo a vedere! Un abbraccio!
Ciao Silvia! L’altra settimana sono passata in ufficio a fare gli auguri di Natale è praticamente sono stata aggredita. Mi han detto che non capiscono quale malattia mentale io abbia visto che non voglio portare mio figlio di sei mesi al nido e poi mi è stato chiesto di pensare al fatto di staremene a casa. Sono senza parole.
Ti faccio un grande in bocca al lupo per la tua nuova vita!
Oh, Laura! Hai risposto loro che la peggior malattia mentale è l’ignoranza?? Un bacione!
A malincuore leggo ciò che hai scritto..più di ogni cosa, quel che mi ha fatto provare tristezza, è stato l’elenco di “tutte le volte che non c’ero per lui”‘ e per chi? Per chi non comprende,per chi esige e basta, per chi alla fine ti ha dato un calcio nel sedere..noi donne, mamme e mogli, che ogni santo giorno tentiamo di fare tutto, di rispettare ogni nostro ruolo, che arriviamo a fine giornata sfinite psicologicamente e fisicamente, noi wonderwoman di oggi non meritiamo questo..dovremmo avere il giusto tempo da dedicare ai nostri bambini, non dovendo per forza rinunciare al lavoro. Non esiste compromesso per noi..solo regole da rispettare, fatica, impegni da incastrare senza aver diritto a nulla o cmq a poco.
Vedila come l’occasione per dare una svolta alla tua vita..nelle vicende spiacevoli, c’è inevitabilmente il lato positivo. Bacioni e RESILIENZA
Ciao Alessandra! Sai, è stato umiliante ma al contempo incredibilmente liberatorio quello che mi è successo. So che non deve accadere, che non dovrebbe, ma così è. Mi consolo pensando che ci sono ancora tante persone in grado di apprezzare e comprendere tutti i pregi ed i vantaggi di una mamma lavoratrice! Un bacio!
Ciao Silvia, quello che ti hanno fatto è terribile sia dal punto di vista umano che lavorativo. Da imprenditrice però ti dico che anche noi datori di lavoro non siamo per niente tutelati. Io stessa sono appena rientrata dalla maternità e mio figlio ha dieci mesi. Di questo periodo lo stato mi riconosce 5 mesi di maternità (2+3) pagati all’80% e niente altro. Per me significa essere senza stipendio da sette mesi perché ho dovuto assumere una persona che mi sostituisse ed ho preferito non gravare troppo sul bilancio dell’azienda. Purtroppo la tua storia è la storia di tutte noi, madri casalinghe, lavoratrici dipendenti e non. Viviamo in una società che non aiuta le donne, in uno stato che non difende la maternità. Un bacio!
Ciao Ilaria! Esatto, non è una questione di tipologia di lavoro: imprenditrice, impiegata, libera professionista, la discriminazione sta alla base. Non esistono tutele nei confronti delle mamme che lavorano, in qualsiasi ambito! Che amarezza… Un abbraccio!
Ciao Silvia, ti capisco, quanto ti capisco! Ma forse quello che hai scritto mi sta facendo riflettere sul lato positivo della situazione che sto vivendo: ho iniziato a capire che volevano farmi fuori dal momento che ho comunicato la mia gravidanza e ora che la mia bambina ha 4 mesi mi è chiaro che al mio lavoro dovrò rinunciare senza neanche poter riprovarci perchè la mia maternità è stata una brutta colpa secondo il mio datore di lavoro e secondo le mie colleghe DONNE…quanta tristezza!
Valentina, se queste sono le tue sensazioni ti consiglio di cominciare a guardare oltre. Ma non darla vinta a loro!!! Rientra al lavoro, tira fuori le palle e fagli capire che se non ti desiderano più, la decisione spetta a loro! Non lasciare che ti privino dei diritti derivanti dall’essere licenziata, almeno quello! Un abbraccio!
Ciao Silvia!Mi ritrovo moltissimo nel tuo racconto. Io per anni ho dovuto rinunciare alla maternità in quanto precaria…Essendo sposata e giovane senza figli mi sono sempre sentita discriminata. Sempre un passo indietro rispetto ad un collega maschio. Così dopo quasi un anno in una grande azienda seria della zona, dopo anni di sacrifici e tanti km macinati in macchina convinta che ormai mi avrebbero tenuta alla scadenza dell ennesima proroga di contratto mi ritrovo incinta. Purtroppo x vari problemi ho dovuto congedarmi presto dal lavoro e con mio grande stupore ho ricevuto non solo una bella pedata nel sedere da parte dell’azienda ma anche tanto menefreghismo dalle colleghe DONNE. Che schifo…E che vergogna che uno Stato promuova la maternità a tutti i costi con tanto di slogan pubblicitari e dopo non faccia assolutamente nulla x tutelarla.
Io quegli slogan li trovo imbarazzanti! Tutelati e chiedi consiglio ad un avvocato giuslavorista, credo che nella tua situazione tu possa riuscire ad ottenere qualcosa. Fatti forza, un bacio!
Sei felice, ma non é giusto.
Non é giusto che dobbiamo sempre trovarci in questa situazione. Io mi sono trovata a cambiare lavoro, dopo 11 anni che ero nello stesso posto, perché essere mamma non andava bene.
E questa storia deve finire.
Detto questo, ti faccio i migliori auguri, tieni duro perché vali e troverai qualcuno che che lo saprà capire.
ti capisco e ti dico che è meglio così….noi mamme che dobbiamo lottare con noi stesse perché se nostro figlio sta male e non abbiamo a chi lasciarlo, dobbiamo prenderci i giorni a lavoro…giorni che non vengono pagati e che ti fanno accaparrare la nomea di approfittatrice che se ne sta a casa.nessuno capisce che i figli hanno bisogno di noi e anzi siamo aggredite per questo.Non esiste tutela.e allora meglio così fidati.goditi finalmente tuo figlio che sarà la fortuna più grande.un piatto caldo vestiti comodi e integri,la salute e l amore…Non serve altro.un bacio