Le vacanze volgono al temine e tra qualche giorno riapriranno le scuole. Un momento importante per tutti, non solo per i bambini, ma anche per le mamme e i papà. Vediamo come prepararci insieme all’inizio della scuola  dell’infanzia: il primo vero ingresso nel mondo scolastico per ogni bambino. Anche se i nostri figli hanno frequentato il nido e sono oramai abituati a stare in una comunità di pari, la scuola dell’infanzia rappresenta comunque qualcosa di nuovo e diverso. A livello organizzativo il nido, generalmente, è un servizio del comune o un servizio privato: aperto tutti i giorni (non il week end) da settembre a luglio con il prezioso lavoro delle educatrici. A tre anni il bambino invece inizia la scuola dell’infanzia, che è a tutti gli effetti scuola con dei docenti (le maestre) e che può essere scuola statale, di altri enti locali pubblici (comune, ex ipab, ecc.) o privata. La scuola dell’infanzia segue il calendario scolastico emanato da ogni regione, con apertura ad inizio settembre per le private e circa a metà mese per le pubbliche e con chiusura delle attività a fine giugno. La scuola dell’infanzia si rivolge a tutti i bambini dai 3 ai 6 anni (con possibilità di anticipo di frequenza), non è obbligatoria ma altamente consigliata, ha come finalità quella di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza. L’apprendimento avviene in una dimensione ludica, da intendersi come forma tipica di relazione e conoscenza. Importantissima è l’organizzazione degli spazi (l’ambiente deve essere accogliente, ben curato, con “centri di interesse” ossia angoli dove i bambini possono svolgere diversi tipi di attività in autonomia) e la dimensione temporale che non deve essere troppo rigida ma prevedere un tempo disteso per consentire al bambino di vivere in serenità la propria giornata. Nella scuola dell’infanzia la programmazione avviene per campi di esperienza che sono: Il sé e l’altro; Il corpo e il movimento; Immagini, suoni, colori; I discorsi e le parole; La conoscenza del mondo.

credits photo http://piattaformainfanzia.org/

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Ma cosa è veramente importante per i bambini e i loro genitori? Che l’inserimento vada bene e che il bambino possa vivere sereno questi anni importanti imparando tante cose nuove che saranno le basi per la futura carriera scolastica. E allora andiamo a vedere nella pratica cosa fare, tenendo conto che, grazie all’autonomia scolastica, ci possono essere delle diversità da scuola a scuola.
Scordatevi l’inserimento lungo del nido: di solito l’inserimento dura qualche giorno ma solo il primo giorno è prevista la presenza dei familiari, dal secondo in poi in genere, dopo una breve presenza del familiare, i bambini iniziano a stare per un po’ da soli, una o due ore. Poi nel giro di qualche giorno sempre di più. Importante è sempre rassicurarli, sorridere, salutare sempre il bambino prima di andare via e farsi raccontare, al momento del ritorno a casa, qualcosa della giornata. Il racconto però non deve essere forzato, non fatto per “estrapolare” notizie ma per dimostrarci interessati realmente alla vita di nostro figlio. Tenete conto che per i bambini andare a scuola è un lavoro serio, molto probabilmente al termine della giornata scolastica saranno stanchissimi: cercate di rispettare il loro ritmo e la loro stanchezza. Se è possibile evitate troppe attività extrascolastiche. A scuola fanno più o meno tutto, anche psicomotricità ed inglese. Non affatichiamoli ulteriormente con impegni come se fossero dei piccoli adulti. Il tempo a casa, il riposo, la noia, è importante per ricaricarsi e metabolizzare tutte le nuove esperienze.

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Certi genitori scelgono la scuola dell’infanzia se ha una mensa interna, o per vicinanza, o per altri servizi più collaterali. Se potete non fatevi sviare da queste variabili: sono altre le discriminanti importanti che fanno una buona scuola. Soprattutto di questi tempi che se ne sentono di tutti i colori di ciò che succede negli asili e si sta discutendo sull’ inserimento di telecamere nelle scuole infantili. Cosa dovete considerare allora? L’Italia ha una lunga ed importante storia di scuole private e parrocchiali per i bambini piccoli, ma la scuola pubblica, in genere, offre un controllo maggiore rispetto a quella privata. Se è statale è inserita dentro un istituto comprensivo che prevede anche scuola primaria e secondaria, ha un preside garante delle attività e le docenti sono abilitate all’ insegnamento, hanno settimanali riunioni di equipe che sono importanti valvole di sfogo per eventuali problemi. In più nella pubblica è molto più facile che siano segnalati tempestivamente casi di bambini difficili o con disabilità con l’inserimento del docente di sostegno. Altra cosa da considerare è il numero dei bambini per classe che non deve superare i 26 bambini, meno se c’è un bambino con disabilità. Evitate scuole con le cosiddette “classi pollaio”. Le classi migliori sono quelle che prevedono bambini di età diverse: così i bambini imparano molto di più e tutto è più stimolante. Visitate l’ambiente che deve essere curato, accogliente, a misura di bambino. Le attività programmate devono essere varie, creative, ricche di spunti diversi per far fare tante esperienze ai bambini (quindi non solo disegni, come spesso, purtroppo, accade!). Parlate con le docenti, instaurate con loro un dialogo ed uno scambio basato sulla fiducia reciproca. Aiutatele a capire il vostro bambino ma poi lasciate che svolgano tranquillamente il loro lavoro, la coesione educativa tra le figure di riferimento dei bambini è importantissima per i bambini stessi che sentono che ci si può fidare e saranno più sicuri e felici.
Buon inizio mamme, papà e soprattutto bambini!

Dott.ssa Elena Carradori, pedagogista e docente scuola primaria
Le bolle di Sapone 

Come buon augurio vi lascio questo bellissimo scritto di Robert Fulghum che ci aiuta a capire quanto è importante per i bambini la scuola dell’infanzia.
La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ho imparata all’asilo. La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia. Queste sono le cose che ho appreso:
• Dividere tutto con gli altri.
• Giocare correttamente.
• Non fare male alla gente.
• Rimettere le cose al posto.
• Sistemare il disordine.
• Non prendere ciò che non è mio.
• Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
• Lavarmi le mani prima di mangiare.
• I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
• Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po’ e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
• Fare un riposino ogni pomeriggio.
• Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri.
• Essere consapevole del meraviglioso: ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così.
• I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure.
• Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: guardare.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l’amore, l’igiene alimentare, l’ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile. Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti, l’intera umanità, prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l’hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

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